lunedì 25 febbraio 2013

Laurea

In tempi antichi (come dicono le mie gentili fanciulle) mi sono laureata. All'epoca (sono passati 26 anni) non c'era la divisione in triennale e magistrale, ma la laurea era una sola. Era luglio, i miei genitori erano in vacanza. Io, che per ogni esame ero agitatissima, ero piuttosto tranquilla: tutto quello che andava fatto ormai era passato e per me quel giorno era poco più che una formalità. Sono andata in università con tutta calma e con me c'era l'allora fidanzato (ora marito) e nessun altro. Non ricordo come ero vestita, sicuramente qualcosa che mi facesse sentire a mio agio, ma nulla di che e nulla di appositamente comprato. L'unica cosa che ricordo benissimo è che, al momento di stringere la mano a tutti i componenti della commissione, ho volutamente ignorato la mano tesa del mio relatore, che non mi aveva dato il benchè minimo aiuto o supporto. La mia piccola vendetta. Fine. Certo, poi ho fatto una festa con gli amici e qualche regalo c'è stato, ma niente di così particolare.....
Settimana scorsa si è laureata mia figlia, laurea triennale, quindi solo un primo passo. Tempi cambiati?? Innanzi tutto c'è stata la scelta del vestito: elegante, con tanto di tacchi. Poi l'organizzazione del rinfresco in università, accordandosi con gli altri amici (si sono laureati in 4, molto legati tra di loro). Non parliamo dell'isterismo che ha preceduto la giornata, neanche fosse chissà quale prova di difficoltà inaudita. Si iniziava alle 9.30, ma alle 8.30 eravamo lì tutti in pompa magna..... insieme alle famiglie degli altri laureandi. Così mi sono trovata a scambiare pareri sugli attacchi isterici dei figli con le altre madri (una in particolare, con cui c'è feeling), sulla scelta del vestito, sulle liti su chi doveva guidare, sulle parole che si potevano o non potevano dire.... un delirio, insomma. Pure i confetti rossi ci sono voluti.
Poi ci sarà la festa con gli amici, ma per fortuna questo è un capitolo che non mi coinvolge.....

martedì 19 febbraio 2013

Egoismo o natura umana?

Ieri sera ho partecipato ad una conferenza tenuta da due psicologhe. Si partiva dai problemi degli adolescenti e si è arrivati al rapporto con la scuola. Il discorso si è così spostato su che cosa noi genitori ci aspettiamo dalla scuola e ne è venuto fuori anche un bel sogno utopico, tanto condivisibile quanto, nella realtà del qui e ora, assai irrealizzabile.....
Poi però riflettendo una volta tornata a casa è balzato fuori il mio spirito del "ribaltiamo la situazione". Noi sognamo qualcosa da chiedere.... e dare? E' un egoismo connaturato all'essere umano? e' un aspetto legato a questa società e a questo momento storico? ci chiediamo sempre cosa si vorrebbe che altri facessero per noi, ma non abbiamo l'abitudine ad interrogarci su cosa noi siamo disposti a fare per gli altri o per migliorare una situazione o semplicemente per cambiare qualche cosa che non ci piace....
Per ora non ho trovato una risposta.