Come al solito, finito un anno mi piace fare il bilancio
delle mie letture.
Devo dire che ho letto parecchio, 62 libri, alzando la mia
media abituale.
La prima metà dell’anno è stata dominata dalla mia prima
sfida letteraria, il Gioco della OSA. Una specie di gioco dell’oca con un
percorso da seguire, caselle con missioni di vario tipo da portare a termine e
punteggi. La parte decisamente più divertente e stimolante è stata quella di
reperire il giusto libro per ogni missione. Tanto per citare alcuni esempi,
libro distopico, spin off letterario, libro con occhiali in copertina, libro
pubblicato nel proprio anno di nascita…. a volte con un determinato numero di
pagine o altre limitazioni. Questo ha fatto si che mi accostassi a libri o
generi a cui mai avrei pensato. Ho letto Hunger games (che pensavo fosse peggio
di quel che è in realtà), ho colmato una lacuna della mia infanzia con L’isola
del tesoro, ho scoperto che qualche fantasy ogni tanto ci può stare (La città
dei libri sognanti) e mi sono accostata a due autrici di cui leggerò
sicuramente altro, Bianca Pitzorno e Daphne du Murier. Ho anche fatto qualcosa
che mi capita assai raramente, cioè rileggere. Dopo almeno 35 (se non
addirittura 40) anni, ho riletto Il vecchio e il mare, che è servito a ricordarmi
perché esistono scrittori, anche molto bravi, e Grandi Scrittori. Hemingway è
stato forse il primo autore “da grandi” che ho iniziato a leggere all’epoca
delle scuole medie, insieme a Steinbeck, Silone e via via altri…. Con la mia
idea che c’è così tanto da leggere che manca il tempo per rileggere, non ho mai
più preso in mano molti libri che, letti ora, con una diversa consapevolezza,
sicuramente sono apprezzati ancora di più.
La parte negativa del gioco è stata la sua durata: sei mesi
di letture in un certo qual modo “obbligate” mi è risultato un po’ pesante.
Nonostante io non sia particolarmente competitiva (per la cronaca, sono
arrivata nona su una settantina di persone iscritte), non è da me abbandonare
una sfida, però alla fine mi mancava l’entusiasmo e la voglia di cercare. Bella
esperienza, ma preferisco essere una lettrice molto più anarchica
Ho letto un libro reso famoso dall’omonimo film, American
sniper. Mi è piaciuto poco, più che altro perché me lo aspettavo molto più (mi
si passi il termine) interiore: pensavo ci fosse più spazio per pensieri e
sensazioni che non per la descrizione di armi, colpi sparati, postazioni
scelte…. Invece un altro libro dello stesso genere, Fratelli guerrieri, è stato
decisamente una lettura molto più interessante, proprio perché lasciava spazio
alla persona.
Le piacevoli sorprese sono state almeno tre. Il celeberrimo
Io prima di te, che temevo fosse melenso e banale, invece si è rivelato un
romanzo molto gradevole e soprattutto non superficiale; uno spassosissimo Tutto
sulla Finlandia, divertente e ironico, e infine un giallista che molti mi
avevano consigliato ma non avevo mai provato, Jo Nesbo: ho letto il suo primo thriller,
Il pipistrello, e sicuramente continuerò con gli altri.
Ho naturalmente avuto spazio per alcuni tra i miei autori
preferiti, che di solito per me sono una garanzia: Dunne (La grande amica, un
lungo racconto), King (Mr. Mercedes, all’altezza delle aspettative, e Joyland,
un pochino al di sotto delle sue potenzialità), Allend (Afrodita, che però ho
trovato noioso e ripetitivo, per la prima volta una delusione) e Deaver (La
stanza della morte, penultima indagine del mio amatissimo Lincoln Rhyme)
Ci sono stati libri che mi hanno lasciata perplessa. Innanzi
tutto Nel segno della pecora di Murakami. Io ho uno strano rapporto con questo
scrittore (a dire la verità con tutto ciò che è giapponese): non mi convince
mai fino in fondo, ma continuo a leggerlo. Questo però mi sembra davvero il
peggio riuscito tra tutti quelli letti, un nonsense che non faceva altro che
ricordarmi la famigerata barzelletta della yellow pecora. Avrò problemi io, che
dire. L’altro invece è stato Ritorno a Pompei della Nothomb, che non conoscevo.
Ancora mi chiedo quale sia il significato, dove l’autrice voglia andare a
parare…il “boh” con cui lei conclude il libro rispecchia benissimo lo stato d’animo
con cui ho concluso la lettura… Se capita potrei darle un’altra possibilità, ma
solo se capita accidentalmente.
Lascio per ultime le letture più belle: La zia Marchesa,
ritratto di un luogo e di un’epoca bellissimo; L’estate di Ulisse Mele, vicenda
famigliare vista con gli occhi di un bambino; Il richiamo del cuculo, che mette
decisamente la Rowling tra le brave scrittrici, capace di produrre ottimi
romanzi anche dopo Harry Potter e Io, te e la vita degli altri, deliziosissimo
e divertente.
Infine l’unico “5 stelle” (ovvero il massimo) dell’anno,
giunto proprio l’ultimo mese e casualmente: C’è bisogno di nuovi nomi, di NoViolet
Bulawayo, scrittrice africana che vive negli Stati Uniti. Qui devo aprire una
parentesi. Ho iniziato a partecipare alle catene di lettura con il gruppo di
amiche di libri, che ormai sono diventate amiche e basta. In pratica ognuno
mette a disposizione un libro che viene spedito a chi vuole leggerlo e che lo
arricchirà con note, commenti ecc, finchè non ritorna al proprietario dopo
essere stato in giro per tutta Italia (oddio, torna….poste permettendo!). E’
stata proprio una catena a farmi arrivare a questa lettura, di cui non avrei
saputo l’esistenza. Credo sia autobiografico, o almeno lo sia in parte. C’è
l’Africa povera e violenta, c’è l’America sognata e quella reale. Come sempre,
io privilegio le emozioni che un libro regala, e questo è stato generosissimo.
Tutto sommato devo dire che è stato un anno non eccelso ma
ricco di letture positive, quindi posso dirmi soddisfatta. Del resto, l’unico
rimpianto è sempre lo stesso “così tanti libri da leggere, così poco tempo per
farlo…”
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