So benissimo che c’è (molta) gente che sta (molto) peggio di
me. Chi è malato. Chi non ha un lavoro o una casa. Chi soffre la fame. Chi vive
in un paese in guerra… Va bene, però ad affermare queste sacrosante verità mi
sembra un po’ di ritornare bambina, quando (quelli della mia generazione lo
sanno!) davanti ad un cibo che non mi piaceva mi dicevano: “pensa ai bambini
africani che muoiono di fame!”. A parte il fatto che credo che questa frase
abbia fatto da seme per il razzismo che c’è oggi: uno è portato ad associare
l’immigrato ad un cibo detestato e mandato giù a forza e quindi gli viene
istintivo il rifiuto, il fatto è che è umano tendere al meglio, quindi perché
guardare il peggio? Come diceva Hannibal Lecter , si desidera ciò che si vede,
quindi è inutile pensare che ho più fortuna di tanti altri: vedo cose che
vorrei e le vedo intorno a me.
E sono terribilmente insoddisfatta.
Ho sbagliato un sacco di cose, però più ci ripenso e più mi
rendo conto che è tutto o quasi riconducibile ad un concetto: pensare più al
futuro che al presente.
Con questo non intendo dire che non si debba pensare al
futuro. Nella vita bisogna avere sogni e progetti e a volte bisogna faticare o impegnarsi o
combattere per realizzarli. Ma non godersi il presente in nome di un futuro
migliore non sempre (anzi, quasi mai) paga.
Ci vuole una buona dose di equilibrio, ci vuole un po’ di
indulgenza con se stessi, ci vuole impegno alternato a leggerezza… o si finisce
amareggiati come sono ora . Ho passato anni a fare quello che dovevo più che
quello che volevo per un fantomatico futuro… che non è ancora arrivato.
Quel che è stato è stato, inutile piangerci sopra, ma non
torna più. E ci sono cose che poi non si ha più voglia, tempo, occasione,
forza, opportunità di fare… e si rischia pure di apparire ridicoli o patetici a
provarci.
Aspettare il momento “giusto” per ogni cosa spesso non ci
porta ad altro che a rinunciare. Va bene il senso di responsabilità, ma da solo
non basta. L’esempio più esplicativo riguarda i figli. Fare un figlio a, chessò,
18 anni, senza lavoro, senza un amore, senza rendersi conto che è uno dei
pochissimi “per sempre” della vita, è sbagliato. Ma aspettare di avere soldi
carriera, bella casa, opportunità, porterebbe all’estinzione della specie
umana. Forse l’unica cosa che nella vita ho fatto più per istinto che con la
testa sono proprio state le figlie…..
Io sono sempre stata troppo prudente, mi sono sempre fermata
un centimetro prima di lanciarmi nel precipizio del “colpo di testa” e ora
provarci è ancora più difficile, manca l’incoscienza della gioventù, ci sono
troppe corde da tagliare. E trovare una persona che condivida la pazzia è
ancora più difficile.
Per stare nel leggero: oggi la mia schiena non mi permette
di provare il bungee jumping. Saltare e ballare ad un concerto in mezzo ai
ragazzini mi renderebbe ridicola. Mollare tutto e provare a vivere all’estero
per un po’ è impensabile….
Molti anni fa ho visto un film, Qualcosa di travolgente.
Niente di eccelso, ma uscita dal cinema per un attimo ho avuto l’impulso di
buttare all’aria tutta la mia vita. Ovviamente non l’ho fatto, ma spesso mi
torna in mente e mi chiedo come sarebbe stato.
Vivere con prudenza mette al riparo da molte cose, ma stare
lontano dagli abissi preclude anche la vicinanza con le vette. O è tutto frutto del caso?
Mi tormento per la mediocrità di ogni scelta fatta che ha
progressivamente spento tutte le mie fiammate e mi sento in una palude di
sabbie mobili: quanta forza ci vuole per uscire?
Per ora non c’è conclusione: sto qui, rimugino, spero che
alle mie figlie vada meglio. E ogni tanto provo a ritagliare un piccolo,
microscopico spazio di follia.
Come non essere con te, sentire con te , immalinconirsi con te...
RispondiEliminaCon tanta sorellanza da Soul56
Grazie!
RispondiEliminaA me piacerebbe andare a ballare..... e non il liscio! Lia
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