Dopo aver lasciato passare parecchio tempo dal mio ultimo post, eccomi con un po' di esperianza in più sull'argomento.
Per ora i primi obiettivi raggiunti sono positivi, anche se ben lontani dall'ideale. Tanto per quantificare, prima tutte le settimane riempivo un sacco per la raccolta della plastica, ora lo stesso sacco mi dura tre settimane sicure, ma sto arrivando a quattro. Ugualmente il sacco dell'indifferenziata prima durava due settimane, ora arriva a due mesi circa.
Per l'indifferenziata il cambiamento fondamentale riguarda la lettiera dei gatti: da quella in silicio sono passata a quella vegetale che dura di più, si smaltisce nell'umido (quindi è compostabile) e il sacchetto che la contiene è di carta.
Seguendo il principio di cercare prodotti senza imballaggio, poi con imballaggio riutilizzabile, poi compostabile, poi riciclabile, ho pian piano sostituito parecchi prodotti.
Nel campo della cosmetica e igiene personale è stato facilissimo. si trova praticamente di tutto, quindi si può scegliere il prodotto preferito (non tutto va bene o piace al primo tentativo) e, sorpresa, si risparmia anche. Si, perchè molti prodotti che in apparenza sono più costosi, hanno una durata nettamente superiore.
Altro campo abbastanza semplice è stato quello delle pulizie di casa, anche se non sono ancora arrivata a modificare il 100% l'uso di prodotti a cui ero abituata. Ho trovato detersivi alla spina e ho sostituito una buona parte dei vecchi prodotti con uno solo, il sapone nero. Invece che spugne varie, ho preso le unsponge (spugnette di stoffa e juta o stoffa e cocco), le spugne di loofah e per fregare in modo più energico le spugne di cocco: tutto compostabile. Per non parlare delle vecchie t-shirt da buttare che sono diventate stracci di ogni genere. Ho ancora un po' di strada da fare per arrivare allo standard che mi sono prefissa, ma per ora sono soddisfatta.
La parte più difficile resta la cucina.
Fatico molto a trovare prodotti senza imballaggio e alternative al supermercato. Non sono ancora riuscita a far capire al mio fruttivendolo che posso fare a meno dei sacchetti di carta, ma pazienza. Il problema è tutto il resto. A parte pochi prodotti nella carta o nel vetro, è tutto nella plastica, soprattutto (mi spiace dirlo) i prodotti bio.
Sono arrivata alla conclusione che, anche qui, dovremmo essere noi consumatori a dare una bella spinta verso il cambiamento. Al supermercato, davanti allo scaffale delle uova, mi è nato questo pensiero, banale ma esplicativo. Guardando solo la confezione (non è qui il momento di aprire altri discorsi) le uova sono in vaschette di plastica oppure di carta pressata. Se comprassimo solo quelle nella carta pressata il gestore del supermercato magari prima proverebbe a mettere in offerta quelle nella plastica, ma ad un certo punto per non avere merce invenduta acquisterebbe solo, o almeno prevalentemente, quelle nella carta. E il produttore sarebbe di conseguenza costretto ad abbandonare la plastica. Io credo che non ci rendiamo conto del potere che abbiamo e ci lasciamo guidare dall'abitudine o dalla pigrizia o dalla fretta.
Ho fatta mia la filosofia del "primo passo": io agisco come penso sia giusto e non mi importa se sono l'unica o la prima, perchè se anche solo una persona sarà influenzata dal mio comportamento e a sua volta ne ifluenzerà un'altra....lo scopo sarebbe raggiunto. Aspettare che sia sempre qualcun altro porta all'immobilismo e alla frustrazione, oltre che a far peggiorare la nostra già compromessa situazione.
L'ultima riflessione la lascio ad un argomento che non piace, ma è fondamentale. Il peggior nemico dell'ambiente è il forte consumo di cibi animali, in primis la carne, ma anche i derivati. Io sono vegetariana e non sono ancora riuscita a diventare vegana, quindi capisco che non è facile. Per ora il passo in più che ho compiuto è stato smettere di consumare latte. Non dico che dovremmo tutti essere vegani, ma basterebbe che tutti riducessimo il consumo di prodotti animali. Magari iniziando da quello più semplice da abbandonare, oppure decidendo di fare un giorno alla settimana veg....
Abbiamo molti preconcetti che ci frenano. Un bel piatto di spaghetti al pomodoro è semplicemente un piatto vegano, così come un risotto ai funghi (con brodo vegetale) o un bel minestrone... Piatti che consumiamo abitualmente ma che non etichettiamo come vegani, mentre nell'immaginario comune vegano è solo tofu e soya. Basterebbe semplicemente fare un piccolo sforzo di apertura mentale.
Insomma, per tutto c'è un'alternativa, basta avere la voglia di cercarla, basta cambiare qualche piccola abitudine, senza mai pensare che sia inutile perchè "gli altri" non lo fanno. Le vere rivoluzioni partono dal basso, dalle piccole idee di piccole persone.
E già che ci siamo, piantiamo un albero!
Uno spazio da riempire
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mercoledì 22 gennaio 2020
venerdì 20 dicembre 2019
Gratitudine????
Tra le tante mode arrivate dagli USA, ultimamente c'è quella della gratitudine. Ci sono diari specifici e addirittura app.
Ora, non è che io sia una persona "ingrata", riconosco che nella vita ho dei privilegi, come abbiamo (chi più, chi meno) tutti noi nati nella parte ricca del mondo: abbiamo tutti un tetto sulla testa, cibo in tavola, abiti da indossare, cure mediche e scuole, mentre per la maggioranza delle popolazioni di altri continenti non è così.
Ma non è questo il punto.
Capisco chi è religioso ed esprime la sua gratitudine al divino. Fatico invece a capire chi non lo è: a chi/cosa è grato? al caso? alla fortuna? alla vita? a se stesso? Sarebbe più corretto dire "sono fortunato/felice/appagato", perchè se non ho un dio da ringraziare crolla l'idea di gratitudine.
Ma tant'è, va bene anche così se è un modo di esprimere il proprio benessere
.
Quello che mi fa rabbia è che qualcosa di privato e intimo sia diventato una moda fine a se stessa. Perchè che si sia religiosi, agnostici o atei, il senso di gratitudine verso l'avere è correlato al dare: più ho, più dovrei dare. Le parole hanno un loro peso, ma le parole senza i fatti perdono forza e significato.Sono grato di essere ricco, lo esprimo donando a chi è povero. Sono grato di essere forte, lo esprimo aiutando chi è debole. Sono grato di essere felice, lo esprimo cercando di alleviare il dolore di chi è triste. Sono grato di avere raggiunto un traguardo, lo esprimo tendendo la mano a chi è rimasto indietro. Sono grato di avere amici, lo esprimo andando a trovare un anziano solo..... e potrei continuare con l'elenco
Se non si fa così, non è gratitudine ma è vanto. E' come chiedere scusa ma ripetere l'azione per cui ci siamo scusati. E' come mangiare un dolce davanti ad un senzatetto che chiede la carità. E' come comprare un (inutile) cappottino griffato al proprio cane e scacciare con un calcio un randagio affamato e infreddolito.
Ecco, io penso che questo tipo di gratitudine ridotta a moda e sbandierata ai quattro venti sia questo: uno schiaffo morale a chi sta soffrendo.
La vera gratitudine è la condivisione, come quando si riceve una bella notizia e si ha voglia di abbracciare il mondo intero.
Quindi se ci fa piacere teniamo pure i diari, le app o solo i pensieri di gratitudine nel nostro privato e diamo a tutto ciò un senso nel nostro vivere quotidiano restituendo una piccola parte di quello che siamo così felici di avere. Meglio ancora se lo si fa achi è brutto, sporco, cattivo e antipatico
Ora, non è che io sia una persona "ingrata", riconosco che nella vita ho dei privilegi, come abbiamo (chi più, chi meno) tutti noi nati nella parte ricca del mondo: abbiamo tutti un tetto sulla testa, cibo in tavola, abiti da indossare, cure mediche e scuole, mentre per la maggioranza delle popolazioni di altri continenti non è così.
Ma non è questo il punto.
Capisco chi è religioso ed esprime la sua gratitudine al divino. Fatico invece a capire chi non lo è: a chi/cosa è grato? al caso? alla fortuna? alla vita? a se stesso? Sarebbe più corretto dire "sono fortunato/felice/appagato", perchè se non ho un dio da ringraziare crolla l'idea di gratitudine.
Ma tant'è, va bene anche così se è un modo di esprimere il proprio benessere
.
Quello che mi fa rabbia è che qualcosa di privato e intimo sia diventato una moda fine a se stessa. Perchè che si sia religiosi, agnostici o atei, il senso di gratitudine verso l'avere è correlato al dare: più ho, più dovrei dare. Le parole hanno un loro peso, ma le parole senza i fatti perdono forza e significato.Sono grato di essere ricco, lo esprimo donando a chi è povero. Sono grato di essere forte, lo esprimo aiutando chi è debole. Sono grato di essere felice, lo esprimo cercando di alleviare il dolore di chi è triste. Sono grato di avere raggiunto un traguardo, lo esprimo tendendo la mano a chi è rimasto indietro. Sono grato di avere amici, lo esprimo andando a trovare un anziano solo..... e potrei continuare con l'elenco
Se non si fa così, non è gratitudine ma è vanto. E' come chiedere scusa ma ripetere l'azione per cui ci siamo scusati. E' come mangiare un dolce davanti ad un senzatetto che chiede la carità. E' come comprare un (inutile) cappottino griffato al proprio cane e scacciare con un calcio un randagio affamato e infreddolito.
Ecco, io penso che questo tipo di gratitudine ridotta a moda e sbandierata ai quattro venti sia questo: uno schiaffo morale a chi sta soffrendo.
La vera gratitudine è la condivisione, come quando si riceve una bella notizia e si ha voglia di abbracciare il mondo intero.
Quindi se ci fa piacere teniamo pure i diari, le app o solo i pensieri di gratitudine nel nostro privato e diamo a tutto ciò un senso nel nostro vivere quotidiano restituendo una piccola parte di quello che siamo così felici di avere. Meglio ancora se lo si fa achi è brutto, sporco, cattivo e antipatico
sabato 7 settembre 2019
I miei tentativi di vita plastic free #1
Come si vive plastic free e zero waste?
Io non sono certo una guida e sono ben lungi dall'aver raggiunto l'obbiettivo (diciamo che ho mosso i primi prassi), ma posso condividere la mia esperienza
Una condizione piuttosto importante anche se non indispensabile è che i prodotti siano biologici, etici e (cosa per me fondamentale) non testati sugli animali. Poi ognuno si orienta secondo la propria sensibilità e possibilità: nulla è assoluto ma tutto concorre a salvaguardare l'ambiente
Primo: ho cercato di avere un'informazione seria e approfondita sull'argomento. Non è facile perchè, paradossalmente, avendo facilmente accesso a una valanga di notizie, si rischia l'overdose e risulta difficile a volte distinguere il vero dal falso. Il senso critico e la voglia di scavare a fondo sono un aiuto. Purtroppo il profitto domina il nostro mondo e quindi la strada è piena di tranelli se non si presta attenzione. Le scritte "eco" o "bio" da sole non significano nulla. Bisogna sempre leggere gli INCI (elenco dei componenti). Esistono organismi appositi che certificano se un prodotto è davvero bio (in rete si trovano spiegazione più approfondite ed elenchi) e altrettanto vale per i prodotti "cruelty free", cioè non testati sugli animali e con singoli componenti non testati.
Cercando e scavando, si scoprono molti fatti poco noti. Ad esempio, esistono ditte che si dichiarano cruelty free ma non hanno certificazione semplicemente perchè esportano in Cina, dove i test sugli animali sono obbligatori
Poi direi che basta un minimo di senso critico per capire che "tot % di plastica in meno" è uno specchietto per le allodole: in meno rispetto a cosa?
Secondo: mi sono guardata intorno. Questo significa vedere di quante cose usa e getta potremmo fare a meno tranquillamente e/o quanti oggetti in plastica potremmo sostituire con altri materiali.Tanto per fare un esempio, è davvero necessario acquistare i panni per spolverare o passare i pavimenti? Possono essere egregiamente sostituiti da vecchi indumenti da buttare: li si taglia nella giusta misura e dopo l'uso si buttano in lavatrice.
Una cosa che mi ha colpito navigando tra i vari siti, è l'appello a usare fazzoletti e tovaglioli di stoffa. Ma davvero così tante persone li usano? Ovviamente mi è capitato di usarli (soprattutto i fazzoletti), ma non come abitudine. Come si può apparecchiera una tavola senza tovaglioli di stoffa?
Terzo: provo a chiedermi sempre se ho davvvero bisogno di quello che sto per acquistare. E bisogno io lo intendo in senso ampio: nella vita è giusto gratificarsi e ognuno ha i propri modi per farlo. Semplicemente, basta riflettere un attimo in più, senza sensi di colpa.
Quarto: sto imparando a dire no.No alla cannuccia di plastica al bar, no alle borse (che siano compostabili o di carta) non solo al supermercato, ma anche nei negozi di qualunque genere. Basta portare sempre con sè una borsa di stoffa, che è leggera e poco ingombrante. E a dire la verità, adesso ce ne sono anche di molto carine.
Quinto: non pretendo di fare tutto subito e di rivoluzionare la vita da un giorno all'altro. Un passo alla volta, partendo da ciò che per ognuno di noi è più facile, dà sicuramente risultati più duraturi. E soprattutto evitiamo di essere pedanti: l'esempio vale più di mille discorsi noiosi. Limitiamoci a dare spiegazioni (brevi e gentili) a chi le chiede
E fin qui la teoria. Prossimamente racconterò la mia pratica e i miei cambiamenti sul cammino verso una vita con meno rifiuti.
Io non sono certo una guida e sono ben lungi dall'aver raggiunto l'obbiettivo (diciamo che ho mosso i primi prassi), ma posso condividere la mia esperienza
Una condizione piuttosto importante anche se non indispensabile è che i prodotti siano biologici, etici e (cosa per me fondamentale) non testati sugli animali. Poi ognuno si orienta secondo la propria sensibilità e possibilità: nulla è assoluto ma tutto concorre a salvaguardare l'ambiente
Primo: ho cercato di avere un'informazione seria e approfondita sull'argomento. Non è facile perchè, paradossalmente, avendo facilmente accesso a una valanga di notizie, si rischia l'overdose e risulta difficile a volte distinguere il vero dal falso. Il senso critico e la voglia di scavare a fondo sono un aiuto. Purtroppo il profitto domina il nostro mondo e quindi la strada è piena di tranelli se non si presta attenzione. Le scritte "eco" o "bio" da sole non significano nulla. Bisogna sempre leggere gli INCI (elenco dei componenti). Esistono organismi appositi che certificano se un prodotto è davvero bio (in rete si trovano spiegazione più approfondite ed elenchi) e altrettanto vale per i prodotti "cruelty free", cioè non testati sugli animali e con singoli componenti non testati.
Cercando e scavando, si scoprono molti fatti poco noti. Ad esempio, esistono ditte che si dichiarano cruelty free ma non hanno certificazione semplicemente perchè esportano in Cina, dove i test sugli animali sono obbligatori
Poi direi che basta un minimo di senso critico per capire che "tot % di plastica in meno" è uno specchietto per le allodole: in meno rispetto a cosa?
Secondo: mi sono guardata intorno. Questo significa vedere di quante cose usa e getta potremmo fare a meno tranquillamente e/o quanti oggetti in plastica potremmo sostituire con altri materiali.Tanto per fare un esempio, è davvero necessario acquistare i panni per spolverare o passare i pavimenti? Possono essere egregiamente sostituiti da vecchi indumenti da buttare: li si taglia nella giusta misura e dopo l'uso si buttano in lavatrice.
Una cosa che mi ha colpito navigando tra i vari siti, è l'appello a usare fazzoletti e tovaglioli di stoffa. Ma davvero così tante persone li usano? Ovviamente mi è capitato di usarli (soprattutto i fazzoletti), ma non come abitudine. Come si può apparecchiera una tavola senza tovaglioli di stoffa?
Terzo: provo a chiedermi sempre se ho davvvero bisogno di quello che sto per acquistare. E bisogno io lo intendo in senso ampio: nella vita è giusto gratificarsi e ognuno ha i propri modi per farlo. Semplicemente, basta riflettere un attimo in più, senza sensi di colpa.
Quarto: sto imparando a dire no.No alla cannuccia di plastica al bar, no alle borse (che siano compostabili o di carta) non solo al supermercato, ma anche nei negozi di qualunque genere. Basta portare sempre con sè una borsa di stoffa, che è leggera e poco ingombrante. E a dire la verità, adesso ce ne sono anche di molto carine.
Quinto: non pretendo di fare tutto subito e di rivoluzionare la vita da un giorno all'altro. Un passo alla volta, partendo da ciò che per ognuno di noi è più facile, dà sicuramente risultati più duraturi. E soprattutto evitiamo di essere pedanti: l'esempio vale più di mille discorsi noiosi. Limitiamoci a dare spiegazioni (brevi e gentili) a chi le chiede
E fin qui la teoria. Prossimamente racconterò la mia pratica e i miei cambiamenti sul cammino verso una vita con meno rifiuti.
giovedì 22 agosto 2019
A volte tornano
Dopo aver trascurato questo blog, riprendo a riempirne lo spazio e lo faccio con un argomento in parte nuovo ma che mi è sempre stato a cuore.
Ho sempre avuto un occhio attento verso l'ambiente, anche quando non era così attuale come oggi.
In passato ero convinta che la raccolta differenziata dei rifiuti fosse un'ottima soluzione. in effetti è un punto di partenza fondamentale, ma appunto da lì si parte, non si arriva.
Ho scoperto che, mentre alcuni materiali tipo vetro, alluminio e carta sono riciclabili pressochè all'infinito, la plastica ha un numero limitatissimo di possibilità di riciclo.
Da qui il primo passo: ridurla il più possibile, ovviamente partendo da quella monouso. E qui c'è tutto il filone plastic free.
Ma visto che le risorse della terra non sono illimitate e che ogni attività produttiva ha un suo costo ambientale (riciclo virtuoso compreso), bisogna limitare gli sprechi, i rifiuti, il superfluo. E questo è lo zero waste.
Vediamo di fare chiarezza: lo zero waste implica per forza di cose il plastic free, ma non è vero il contrario: ridurre (o eliminare) la plastica è importantissimo per l'ambiente, ma è solo uno dei passi da fare, anche se è tra i fondamentali.
Altra puntualizzazione: eliminare del tutto la plastica non è possibile (basti pensare al campo medico), ma una sua pesante riduzione si. E altrettanto, lo zero waste non esiste: è un'utopia a cui tendere. Solo per il fatto che siamo vivi, respiriamo, ci nutriamo, ci vestiamo, ci scaldiamo, lasciamo un'impronta sul nostro pianeta. L'importante è che sia il più lieve possibile.
Non è necessario essere perfetti: è fondamentale però che ognuno si impegni in qualcosa. Concordo con il pensiero che non servono poche persone che agiscono in maniera perfetta, ma milioni di imperfetti.
Dopo le mie riflessioni, ecco la mia esperienza
Il primo passo è stato quello di documentarmi un po' e lo spunto me l'ha dato una blogger che seguo, Tulimami (qui il suo primo post sull'argomento)
Sul web si trova di tutto, basta digitare "zero waste" e avere un po' di senso critico
Mi sono iscritta al gruppo Zero Waste di Facebook e mi si è aperto un mondo di consigli e rivenditori. (Prossimamente scriverò un post su questo mondo molto variegato e, ahimè, non sempre positivo)
Sicuramente ci sarà qualche persona perfetta, ma io preferisco ogni singolo piccolo passo di una persona imperfetta. Perchè a piccoli passi si può combiare le abitudini e soprattutto la mentalità di chi ci sta intorno mentre dall'alto di un piedistallo si possono ottenere due cose: o l'essere presi per fanatici e addio modello da seguire, o intimidire e dare l'idea che sia talmente difficile vivere così che non vale neppure la pena di provarci.
Equilibrio e coerenza sono il mio pensiero, il mio ideale da seguire, sempre un passo alla volta
E per oggi basta così, condividerò presto i miei passi.
Ho sempre avuto un occhio attento verso l'ambiente, anche quando non era così attuale come oggi.
In passato ero convinta che la raccolta differenziata dei rifiuti fosse un'ottima soluzione. in effetti è un punto di partenza fondamentale, ma appunto da lì si parte, non si arriva.
Ho scoperto che, mentre alcuni materiali tipo vetro, alluminio e carta sono riciclabili pressochè all'infinito, la plastica ha un numero limitatissimo di possibilità di riciclo.
Da qui il primo passo: ridurla il più possibile, ovviamente partendo da quella monouso. E qui c'è tutto il filone plastic free.
Ma visto che le risorse della terra non sono illimitate e che ogni attività produttiva ha un suo costo ambientale (riciclo virtuoso compreso), bisogna limitare gli sprechi, i rifiuti, il superfluo. E questo è lo zero waste.
Vediamo di fare chiarezza: lo zero waste implica per forza di cose il plastic free, ma non è vero il contrario: ridurre (o eliminare) la plastica è importantissimo per l'ambiente, ma è solo uno dei passi da fare, anche se è tra i fondamentali.
Altra puntualizzazione: eliminare del tutto la plastica non è possibile (basti pensare al campo medico), ma una sua pesante riduzione si. E altrettanto, lo zero waste non esiste: è un'utopia a cui tendere. Solo per il fatto che siamo vivi, respiriamo, ci nutriamo, ci vestiamo, ci scaldiamo, lasciamo un'impronta sul nostro pianeta. L'importante è che sia il più lieve possibile.
Non è necessario essere perfetti: è fondamentale però che ognuno si impegni in qualcosa. Concordo con il pensiero che non servono poche persone che agiscono in maniera perfetta, ma milioni di imperfetti.
Dopo le mie riflessioni, ecco la mia esperienza
Il primo passo è stato quello di documentarmi un po' e lo spunto me l'ha dato una blogger che seguo, Tulimami (qui il suo primo post sull'argomento)
Sul web si trova di tutto, basta digitare "zero waste" e avere un po' di senso critico
Mi sono iscritta al gruppo Zero Waste di Facebook e mi si è aperto un mondo di consigli e rivenditori. (Prossimamente scriverò un post su questo mondo molto variegato e, ahimè, non sempre positivo)
Sicuramente ci sarà qualche persona perfetta, ma io preferisco ogni singolo piccolo passo di una persona imperfetta. Perchè a piccoli passi si può combiare le abitudini e soprattutto la mentalità di chi ci sta intorno mentre dall'alto di un piedistallo si possono ottenere due cose: o l'essere presi per fanatici e addio modello da seguire, o intimidire e dare l'idea che sia talmente difficile vivere così che non vale neppure la pena di provarci.
Equilibrio e coerenza sono il mio pensiero, il mio ideale da seguire, sempre un passo alla volta
E per oggi basta così, condividerò presto i miei passi.
venerdì 4 gennaio 2019
Un mese in immagini: Dicembre
E siamo a dicembre: qui si conclude il mio anno in immagini. Mese di incontri, di feste, di casa, di regali e di profumi. Quest'anno anche con una nota triste
Il mese inizia alla grande, con l'ormai consueto incontro a Milano con le amiche di libri, proprio il primo dicembre
Il 5 dicembre Kai ha compiuto 13 anni..........ma il 22 se ne andata.
Dicembre, tempo di Artigiano in fiera: acquisti dall'Italia e dal mondo e un appuntamento fisso con questa birra artigianale siciliana, Epica, davvero eccezionale
E finalmente è Natale, con le decorazioni, i regali, la tavola.....
...........e un brindisi con le mie ragazze, per una festa tutti insieme.
Il mese inizia alla grande, con l'ormai consueto incontro a Milano con le amiche di libri, proprio il primo dicembre
Il 5 dicembre Kai ha compiuto 13 anni..........ma il 22 se ne andata.
Dicembre, tempo di Artigiano in fiera: acquisti dall'Italia e dal mondo e un appuntamento fisso con questa birra artigianale siciliana, Epica, davvero eccezionale
E finalmente è Natale, con le decorazioni, i regali, la tavola.....
...........e un brindisi con le mie ragazze, per una festa tutti insieme.
venerdì 7 dicembre 2018
Un mese in immagini. Novembre
Alle decorazioni bisogna pensare per tempo....quindi già a inizio mese si dà il via allo shopping
Un giorno torni a casa in auto e ti ritrovi nel bel mezzo di un gregge....
E se piove e fa un po' freddo, cosa c'è di meglio di un divano?
Quando una figlia vive all'estero....i pacchi viaggiano!!!
Una nuova "ospite" si è presentata, ma Maya non gradisce la sua presenza! Se ne dovrà fare una ragione, temo....
sabato 3 novembre 2018
Un mese in immagini: Ottobre
Questo strano ottobre, caldo da sembrare ancora settembre e poi alla fine piovoso come non mai....
Quando il tempo non è bello, quando l'umore è un po' così....bisognerebbe imparare dai gatti (che sono saggi)
Quando c'è ancora aria estiva, cosa c'è di meglio di una sosta al bio bar?
Formine nuovi per i miei biscotti
Cane senza dignità!!!
....e le foglie iniziano a dare spetacolo
Quanti gatti ci sono nella foto? (due: una è nella scatola e non so come fa a starci)
Quando il tempo non è bello, quando l'umore è un po' così....bisognerebbe imparare dai gatti (che sono saggi)
Quando c'è ancora aria estiva, cosa c'è di meglio di una sosta al bio bar?
Formine nuovi per i miei biscotti
Cane senza dignità!!!
....e le foglie iniziano a dare spetacolo
Quanti gatti ci sono nella foto? (due: una è nella scatola e non so come fa a starci)
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