domenica 26 aprile 2015

Io leggo perchè



Ho cominciato a leggere a 5 anni.
Ho imparato da sola. Non ho la più pallida idea del come, mentre sul perché potrei azzardare qualche ipotesi. Figlia unica, niente asilo, molto tempo da sola e molti libri in casa.
Quale che sia il motivo, ho iniziato la scuola che leggevo e scrivevo bene, tanto che per tutta la prima elementare ho seguito un programma diverso dal resto della classe. La maestra voleva che io passassi direttamente dalla prima alla terza, ma i miei genitori hanno saggiamente rifiutato. Non ho dovuto forzare le tappe  e questo mi ha aiutato a mantenere un buon rapporto con la scuola e con i libri.
Da bambina amavo l’avventura e i gialli: ho divorato Salgari e una collana Mondadori che credo si chiamasse I gialli dei ragazzi o qualcosa di simile: la mia eroina era una tale Nancy Drew (che ovviamente sognavo fosse il mio alter ego).
L’età d’oro della lettura è stata decisamente quella delle scuole medie. Da una parte ho scoperto la biblioteca del paese in cui vivevo e ho avuto un’insegnante di italiano bravissima che non ha mai imposto nulla ma a cui chiedevo consigli, dall’altra c’erano le lunghe estati solitarie che passavo nella casa in cui ero nata ma che all’epoca era diventata la casa delle vacanze. Troppo grande per giocare ma troppo piccola per andare in giro, senza le mie amiche e con lunghe giornate vuote, avevo scoperto i libri che si erano accumulati in quella casa 8di mia mamma e dei suoi cugini). E così leggevo. Tra l’ingresso e il giardino c’erano tre gradini in cemento: ci mettevo un cuscino e mi piazzavo lì, a volte dopo pranzo e restavo fino all’ora di cena, senza muovermi e divorando di tutto: dai romanzi rosa di Delly ai grandi classici come Dickens o D.H. Lawrence (ricordo l’espressione un po’ stranita di mia mamma quando mi ha trovata con  L’amante di Lady Chatterley!)
Gli anni del liceo sono stati quelli che io definisco delle letture sistematiche: trovavo un libro che mi piaceva e mi facevo un punto d’onore di leggere tutti gli altri libri dello stesso autore (mania che mi è in parte rimasta). C’è stato Hemingway, Steinbeck, Pavese, Hesse, Silone….
L’università mi ha rallentata un po’: studiando letteratura avevo talmente tante letture per dovere che un po’ 8ma solo un po’) stavo perdendo il gusto della lettura per piacere. D’altra parte però un esame di ispano-americano mi ha aperto la porta sulla letteratura sudamericana (partendo da Marquez), diventata poi uno dei miei tanti amori.
Ho ripreso un ritmo di lettura normale per i miei standard finchè non sono arrivate le figlie. Sebbene appena  avessi scoperto di essere incinta il mio primo acquisto per il bebè sia stato un libro, per me il tempo si è ridotto sempre più. Il vero periodo “buio” però è iniziato con la nascita della seconda figlia: le bimbe, la casa, i lavoretti per arrotondare mi facevano arrivare a sera esausta e senza aver avuto un attimo libero. Credo di aver letto non più di 4 o 5 libri all’anno. In compenso passavo ore a leggere alle figlie, che erano sommerse dai libri 8e tutt’ora sono grandi lettrici): alcuni li ricordo ancora a memoria!
Pian piano sono riuscita a riprendere i miei spazi di lettura fino ad arrivare alla sensazionale 8per me) scoperta del social Anobii, che mi ha cambiato molte prospettive.
Innanzi tutto ho trovato persone con cui confrontarmi (oltre ai pochi amici lettori che avevo), poi sono passata dal comprare uno o due libri per volta ad avere in casa una cinquantina di libri ancora  non letti. Ho conosciuto nuovi autori, sto partecipando alla prima sfida letteraria della mia vita, sono stata al Salone del  Libro, ho conosciuto un’autrice e ho organizzato la presentazione del suo libro…. Se possibile, sono diventata ancora più 2innamorata” della lettura.
 Non sono ancora riuscita ad appassionarmi all’ebook reader, che ho e anche ricco di titoli…ma ancora non mi ci trovo. Io voglio avere in mano il libro tradizionale, sfogliarlo, annusarlo 8l’odore della carta è tra i miei profumi preferiti)… Magari tra qualche anno cambierò idea, ma per ora è così.
E quindi “io leggo perché”…non c’è bisogno di un perché. Il fatto di amare la lettura è semplicemente qualche cosa che mi definisce, come l’altezza o il colore degli occhi.
In tutta questa storia c’è solo un piccolo ma inevitabile rammarico: così tanto ancora da leggere e solo una vita per farlo….

lunedì 13 aprile 2015

Ciao, piccolo



Floki era il gattino sfortunato della cucciolata. L’ho portato a casa che aveva a malapena  40 giorni, sottopeso, con il raffreddore e gli occhietti che si incollavano quando dormiva e dovevo lavarli per scollarli.
Dopo una settimana, biberon e omogeneizzati, antibiotico e pomata negli occhi era già una meraviglia.
Floki credeva di essere un qualcosa a metà tra i cani e gli umani: del gatto aveva solo lo sconfinato amore per le scatole
Floki era pressochè vegetariano: disdegnava carne e pesce ma adorava patate, zucchine e impazziva per la zucca. Era famelico, e faceva almeno tre colazioni, due pranzi, due merende, tre cene e lo spuntino della buonanotte.  Quando qualcuno beveva te o caffè, arrivava per mangiarsi un cucchiaino di yogurt.
Floki stava tanto tempo con i cani, si sdraiava sulla loro coperta, metteva il naso sul loro naso, giocava con la loro coda.
Floki era un giocherellone incredibile: portava pupazzetti di peluche in giro per casa, passava le mezz’ore nella vasca da bagno con una biglia ma, soprattutto, il suo gioco preferito era una pallina di stagnola che prendeva in bocca, ci portava e aspettava che gliela lanciassimo per rincorrerla, riportarcela e via,,,
La mia giornata iniziava con il suono della sveglia e Floki che, ovunque fosse, in un nanosecondo si materializzava davanti al mio naso facendo le fusa e aspettando la bustina. E la giornata finiva con Floki che aspettava che salissi per andare a dormire e gli dessi l’ultima bustina, strusciandosi contro le mie gambe e facendo le fusa
Chiunque tornasse a casa, veniva accolto da Floki, che faceva le feste come i cani. A volte arrivava con loro, a volte addirittura prima.
Floki rispondeva al suo nome: bastava chiamarlo e spuntava, con il suo musino interrogativo e speranzoso, caso mai ci fosse pappa in arrivo!
Gli era rimasto una specie di raffreddore cronico: almeno una volta al giorno cacciava un potente starnuto con conseguente lancio di muco e nostra corsa per recuperare  “l’alieno”  e pulirgli il naso. Non gli piaceva molto, però
Il periodo natalizio era stata una manna per lui: avremo rifatto l’albero di Natale un ventina di volte, mentre lui impavido lo rismontava per giocare con le decorazioni.
Ultimamente aveva scoperto il giardino e scorazzava libero e felice, anche se rientrava spessissimo perché adorava stare con gli esseri  umani. Aveva anche imparato a presentarsi quando spazzolavo i cani per essere spazzolato pure lui.
Ieri Floki aveva compiuto 11 mesi: aspettavamo il suo compleanno per  rifare la prima foto vicino ad un peluche e mostrare la differenza di misura e quanto era diventato bello. Volevamo anche fargli un muffin o qualcosa alla zucca tutto per lui
Floki stamattina è stato investito da un’auto sul cancello di casa, morendo sul colpo. Ora immagino che stia rincorrendo la sua pallina di stagnola nel paradiso dei gatti. A me quaggiù resta un vuoto immenso.
Ciao, piccolo.